sabato 16 febbraio 2019

LUGLIO 2013 Porto Empedocle: ecco il cimitero delle barche naufragate e dei sogni spezzati


Quando le vedi resti a fissarle per alcuni minuti con lo sguardo fisso. Leggi le scritte in arabo e ti guardi attorno. Li vicino c’è la Madonna protettrice dei naviganti, e il porto. Ti rendi conto che quelle sono le barche della speranza e della morte. Non puoi non pensarci. Siamo a Porto Empedocle, Sicilia meridionale in provincia di Agrigento. A qualche ora di traghetto da Lampedusa dove la scorsa settimana erano sbarcati centinaia di africani. E’ così tutte le settimane, non è certo una novità per i residenti. Guardi nelle imbarcazioni e vedi i segni della disperazione: suppellettili, vestiti, oggetti personali rimasti dall’ultimo naufragio. Sono cinque le barche rimaste al molo di Porto Empedocle, tutte quelle recuperate dall’inizio di quest’anno. Quella più grossa era finita contro uno scoglio e mostra un grosso squarcio.

Ti chiedi come sia stato umanamente possibile fare un viaggio di giorni per centinaia di persone ammassate nella stiva di quell’imbarcazione. Per raggiungerle siamo stati accompagnati da Marco, un pescatore del posto, che ci ha dato un ‘passaggio’ con il suo piccolo peschereccio.


 
“Noi quasi non li vediamo questi poveri ragazzi – afferma – sbarcano a Porto Empedocle e li caricano sui pullman. Poi vengono portati nei centri di accoglienza richiedenti asilo. C’è anche una struttura per la loro sistemazione temporanea vicino al porto, ma adesso è chiusa”.

 Martedì scorso la nave che ha riportato centinaia di turisti da Lampedusa a Porto Empedocle ha trasferito anche 150 senegalesi. Tutti giovanissimi, prelevati dalla Polizia e trasferiti nei ‘Cara’. C’erano diverse pattuglie della Polizia coordinate dal vice questore aggiunto Cesare Castelli.


“Se avete un sacchetto lo mettete qui, prima di salire sul pullman”, ammoniva un poliziotto che controllava lo sbarco.  Tutto viene svolto nella massima sicurezza, nulla è lasciato al caso. Il maresciallo capo Pasquale Novara della Capitaneria di porto elogia il lavoro dei colleghi: “Svolgono servizi impeccabili, evitando tragedie”, e aggiunge: “A volte tentano la fuga arrivati in porto, ma sono fughe che durano poco. Dove potrebbero andare? Si trovano in un paese che non conoscono”. Al bar della spiaggetta si parla dei problemi del paese, ma quello degli immigrati non rappresenta certo una preoccupazione.

“Quasi nemmeno li vediamo – dice un uomo – da parte nostra quello che possiamo fare lo facciamo. Per noi la solidarietà è una cosa innata. Siamo stati anche noi immigrati a suo tempo, oggi è diverso”.
 

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