Hanno offerto tutto ai loro cittadini. Istruzione con scuole
all’avanguardia, una sanità eccellente e lavoro. Perché la grandezza di un
paese si misura dal livello della cultura, dalla qualità degli ospedali e dalle
industrie cresciute grazie alla laboriosità dei suoi cittadini. Scuola, sanità
e lavoro garantiti ai belgi e anche a coloro che sono arrivati da fuori per migliorare
le loro condizioni di vita. Eppure, in un paese moderno e in una città
all’avanguardia come Bruxelles, qualcosa non è andato come si deve. Gli
attentatori di Parigi e della stessa Bruxelles provenivano proprio dal
quartiere malfamato di Molenbeek Saint Jean, la zona dove vivono gli islamici.
Siamo andati a conoscerla. Pura curiosità la nostra, perché ovunque ci rechiamo
vogliamo raccontare le nostre impressioni.
Nessun intento di realizzare reportage come quelli già
usciti e di ottimo livello nelle ultime settimane. Percorriamo il canale che
attraversa la città lo scorso 2 giugno in un clima che non assomiglia per nulla
a quello di fine primavera. Freddo, pioggia, nebbia non sono condizioni
inusuali, anzi è la regola da quelle parti. Ci addentriamo nel quartiere e
tutto cambia. L’architettura è diversa, si notano decine di palazzacci
multipiano tutti identici somiglianti ai casermoni popolari sorti in Italia
negli anni ’70. I citofoni parlano chiaro. I cognomi sono quelli di El
Boudaini, Bentaib, Bouhammel, tutti nordafricani. Nemmeno l’ombra di un cognome
belga. Da avenue de Roovere a boulevard Edmond Machtens è un susseguirsi di
palazzacci. Entriamo nel pieno di Molenbeek e troviamo negozi in lingua araba
nei quali entrano soltanto islamici. Al negozio di alimentari Douma Boulangerie
ci serve Soudà, si fa chiamare ‘Simo’ dagli amici.
E’ marocchino e ha vissuto anche in Italia, dal 2007 al
2009. “Ma qui si sta meglio ve lo garantisco – ci dice sorridendo mentre ci
serve – qui si può guadagnare e si può vivere bene. In Italia facevo il
muratore nella zona di Napoli, ma non mi trovavo per niente bene. Allora sono
venuto a Bruxelles ed è cambiato tutto. Il lavoro qui c’è per tutti. Dei
terroristi non ne so nulla. Io vivo la mia vita e non mi interessa quello che
fanno gli altri”. E’ la stessa risposta che danno altre persone. A noi non
accade nulla di strano. Non veniamo minacciati o aggrediti come è accaduto ad
altri colleghi che sono entrati a Molenbeek a realizzare servizi su questo
quartiere. Anzi, la gente ci parla in tono amichevole. Una ragazza col velo ci
dice: “Molenbeek è grande. Non è possibile colpevolizzare tutti per colpa di
pochissimi”.
Non possiamo negare però che nel quartiere islamico
l’atmosfera è strana. E’ quella del ghetto sudafricano. Alla fin fine uno di
quei palazzacci con le antenne paraboliche e i muri scrostati non sono diversi
dall’edificio della Vincenziana della nostra Magenta dove vengono ospitati i richiedenti
asilo. Poco distante, a Rue de Liverpool, ci sono soltanto persone di pelle
nera. Come nel quartiere congolese di Matogè. All’interno dei negozi solo
persone di colore servite da persone di colore. Nessun bianco entra in quella
via perché sembra quasi appartenere a loro. I neri da una parte e i bianchi nella
faccia buona di Brucexelles. Quella della Grand Place e delle cattedrali.
Quella delle vie tradizionali e delle comitive che arrivano da tutto il mondo.
Il turista non entra a Molenbeek, che ci andrebbe a fare. Evidentemente
qualcosa di marcio si nascondeva in quella città dall’aspetto pulito. Dalle
ragazze bionde con gli occhi azzurri bene istruite dagli uomini d’affari in
giacca e cravatta.
Qualcuno covava un odio esasperato, esploso con una violenza
inaudita e l’ha voluto dimostrare a tutto il mondo. Possibile che non ci si sia
accorti di nulla? L’aeroporto oggi è militarizzato. Bruxelles vuole uscire da
questo incubo e ci riuscirà perché ci abitano persone intelligenti. Ha dato
tutto ai suoi cittadini e, almeno in teoria, alle persone che ha ospitato. Ha
dato istruzione, cultura, ospedali eccellenti e fabbriche che offrono lavoro.
Le basi per costruire una società civile. Eppure, nonostante tutto, qualcosa
non ha funzionato.
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