A fine luglio 2013 ci siamo recati in Val Susa per vedere la
valle e suoi splendidi paesi ricchi di storia e per documentare la manifestazione dei No Tav dal paese di
Giaglione a Chiomonte percorrendo l’area esterna al cantiere. Era un sabato
caldissimo. Sia ben chiaro, i reportage che facciamo fuori dal nostro
territorio non vogliono essere una precisa ed accurata documentazione degli
eventi. Per questo ci sono i colleghi del posto, sicuramente meglio informati
di noi. Questi appunti sono semplicemente un collage delle nostre impressioni su
eventi di cronaca che riguardano tutti, vista la loro dimensione. Era da
parecchio che volevo andarci in Val Susa e finalmente ci sono riuscito. Collega
d’avventura Andrea Cattaneo. Volevamo dare una risposta ai nostri, tanti,
dubbi. In parte ci siamo riusciti, ma tante domande restano senza risposta.
Eravamo in tremila circa al campo sportivo di Giaglione.
Persone di ogni età, chi con la bandiera dei No Tav, chi senza niente, chi con
il cagnolino al seguito. Famiglie intere, dal nonno al nipotino. Dal ventenne
con la fidanzata all’operaio, dall’impiegato all’avvocato, dall’anziano, al
disoccupato. Quasi tutti originari della valle e qualche forestiero. Questa è
la prima cosa che balza all’occhio. La compattezza dei valsusini è ammirabile.
Tengono tantissimo alla loro terra, e la difenderanno in ogni modo.
Probabilmente il treno dell’Alta Velocità bucherà le montagne della Val Susa,
la ferirà in maniera irreparabile. Ma, a quale prezzo?
“Abbiamo inviato un documento a Roma perché chiediamo che la
politica riprenda l’iniziativa in merito alla Val Susa – ci ha detto il sindaco
di Sant’Ambrogio, Dario Fracchia – Questo è un problema politico economico che
non può essere lasciato alle forze dell’ordine. Siamo 21 sindaci, due non sono
della Val Susa. Questa non è una lotta
della sola Val Susa, ma è una lotta di tutti gli italiani. Vogliamo che si
risolvano le questioni principali del paese, non quelle che portano ad uno
spreco incredibile di risorse”. Le forze dell’ordine presidiano l’area del
cantiere in maniera serrata. Ci siamo avvicinati a loro e, insieme, abbiamo
scherzato. Il caldo era opprimente anche in Val Susa e molti erano senza casco
di protezione. Hanno deviato il percorso verso un altro sentiero, scatenando le
ire dei manifestanti.
“L’ordinanza integrativa del Questore estende la zona rossa,
– spiega un manifestante -hanno in pratica aumentato la zona di sicurezza del
cantiere. E questo non è un clima distensivo”. Qualcuno dice: “Noi vorremmo
passare, la vogliamo vedere questa ordinanza”. Negativo, la risposta dei
poliziotti non ammette repliche. Finchè tutto si risolve e un manifestante
prende in mano la situazione: “Prendiamo un altro sentiero, risaliamo e
scendiamo da dietro. Passiamo attaccati alle reti e risaliamo verso le zone
archeologiche”. Tutto bene a dirsi, a farsi un po’ meno. La deviazione imposta
dalla Polizia ha obbligato i partecipanti al corteo ad una vera e propria
scalata quasi verticale di almeno duecento metri. “La polizia provoca”, ci dice
un uomo. Pensate forse che questa provocazione abbia fatto desistere qualcuno?
Manco per idea. Perfino due padani come il sottoscritto e il collega Cattaneo
hanno scalato la parete portandola a termine con i segni e le spine conficcate
nelle mani. Abbiamo visto ultrasettantenni con problemi di salute portare a
termine quell’ascesa. Arrivare in cima e gridare verso i poliziotti: “Giù le
mani dalla Val Susa”, con tutta la voce che avevano in corpo.
Scendiamo nuovamente verso valle fino a Chiomonte dove è
ubicato il cantiere. E sempre veniamo guardati a vista da gruppi di decine di
poliziotti che si sono rimessi il casco di protezione, e hanno il giubbotto
antiproiettile e lo scudo davanti per proteggersi. Sabato non ci sono stati
episodi di violenza, per fortuna. I violenti devono sparire, devono andarsene
dalla Val Susa perché rischiano di mettere in discussione un movimento
pacifico. Solo pochi giorni fa ci sono stati degli arresti. Una donna ha
accusato di molestie le forze dell’ordine. Ecco allora che le valsusine hanno
aperto il corteo gridando ad alta voce: “Giù le mani dalla Val Susa, giù le
mani dai nostri corpi”. Slogan scandito ad alta voce fino alla fine della
manifestazione. Ce ne saranno altri di cortei. I No Tav non abbassano la
guardia, difenderanno a denti stretti la loro terra.
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