Giovedì 30 gennaio, mentre camminavamo per il centro della
città autonoma di Ceuta, ci siamo imbattuti in una manifestazione. Erano le 18,
la temperatura mite e il sole ancora lontano dal tramontare. Sembrava primavera
inoltrata. Almeno 500 persone si trovavano a plaza dos Reyes, di fronte al
palazzo del Governo, ad urlare ‘no al razzismo’. Ho cominciato a chiedere per
quale motivo vi fosse questa manifestazione. E ho scoperto che, pochi giorni
prima, alcuni componenti del gruppo politico locale Vox avevano scambiato una
serie di messaggi del tipo ‘prima o poi ci sarà una terza guerra mondiale e
sarà contro l’Islam’.
E così gli antagonisti, quelli di Podemos Ceuta, hanno
organizzato la manifestazione di protesta. L’enclave spagnola di Ceuta è una
bellissima località di mare composta per metà da spagnoli e per metà da
marocchini. Come vanno le cose? Insomma, dal tenore delle risposte sembra che
qualche problema ci sia. Una ragazza alla quale abbiamo chiesto cosa avesse indotto
tante persone a scendere in piazza per urlare ‘no al razzismo’ ha risposto in maniera
piuttosto seccata dicendo che ‘la domanda non le piaceva’. “Ci sentiamo
discriminati – dicevano alcune persone durante la manifestazione – siamo donne
e uomini di fede musulmana e siamo considerati cittadini di serie B. Il
razzismo c’è ed è presente a Ceuta, noi siamo ai margini della società”. Dall’altra
parte qualcuno ribatteva: “Devono avere più rispetto”. Ma alla richiesta di
avere qualche chiarimento in più sul concetto di ‘rispetto’ non sono arrivate
risposte.